Adesso penserete che tutta quest’acqua mi è entrata nella testa e mi ha indebolito il cervello.
Eppure c’è un senso in quello che dico.
Essere chic non è un fatto di vestiti e di accessori. Oh, quelli c’entrano eccome, ma lo chic viene prima. È un atteggiamento, un modo di pensare, un approccio alle cose che poi ci fa scegliere il nostro stile. Ci fa scegliere appunto. Scegliere è la parola chiave. Che vuol dire non prendere a casaccio e neppure farsi trascinare o influenzare. Vuol dire seguire quello che ci sembra giusto e adatto a noi.
E poi c’è il coraggio. Il Congresso Nazionale di Legambiente si intitolava “il tempo del coraggio”. E il coraggio non è una di quelle cose che alcuni hanno in dotazione e altri no. Il coraggio è che quando sei chiamato a scegliere, a decidere da che parte stare, se hai i tuoi principi e ne sei consapevoli e vivi seguendoli, fai quello che devi anche se ti costa fatica, se è difficile o addirittura pericoloso. Quindi il coraggio non è un attributo di carattere, ma un modo di stare al mondo. Il coraggio può restare silenzioso dentro di noi per tutta la vita, e poi diventare presente e guidarci nel momento della necessità. Senza preavviso. Quando serve il coraggio c’è.
E in questo senso dico che il coraggio è chic. Si tratta sempre di scegliere. Decidere per esempio di ridurre il guardaroba perché non è sostenibile. Cercare di comprare dai piccoli produttori che fanno le cose fatte bene. Autoprodurre, facendosi i maglioni e le sciarpe e gli scaldacollo e un giorno che si ha più tempo anche i vestiti. Attivando gli scambi.
Insomma le idee non mancano. E il coraggio neppure, se ci si guarda bene dentro! E cercando delle immagini in internet ho scoperto che c’è pure il Festival del coraggio. Lo sapevate?
Buona giornata
Anna da Re, blogger di ChicAfterFifty e opinionista per DonnaModerna.com e GreyPanthers.it
L’ha ripubblicato su Chic After Fifty.
"Mi piace""Mi piace"